Il Comma 22 dei giovani e l’Europa

Cosa ho imparato dal tentativo di spiegare l’Unione europea prima delle elezioni di giugno
Number: 92
Year: 2024
Author(s): Pietro Galeone

C’è una sorta di meccanismo “Comma 22” che alle elezioni europee si declina così: i giovani sentono la politica come distante dai loro problemi e per questo votano meno, ma proprio perché votano meno la politica dà loro meno peso. Come si risolve?

Europe Youth

“Vivo a Milano, voto l’Europa.” Si chiama così l’iniziativa che ha visto Comune di Milano, Parlamento Europeo e lo IEP dell’Università Bocconi lavorare insieme per incontrare i residenti milanesi e chiacchierare insieme di Europa. 

“Chiacchierare” può sembrare un verbo strano da utilizzare in un progetto dall’aspetto così istituzionale, forse sarebbe più opportuno dire “sensibilizzare” o “dialogare”, come leggiamo in tanti documenti ufficiali. Ma l’ho scelto volutamente perché credo che rappresenti meglio lo spirito con cui ho affrontato il progetto, cercando di interfacciarmi in maniera orizzontale e informale con chi ha partecipato agli incontri, affinché il loro non fosse solo ascolto passivo ma coinvolgimento attivo. 

Capisco bene che a leggerlo così può sembrare un ritornello vuoto utilizzabile in riferimento a qualsiasi interazione con un pubblico, ma credo che acquisti particolare valore in un progetto di questo tipo. Per anni, infatti, ci siamo visti presentare l’Europa con un approccio top-down, come un insieme di regole che impone questa o quella decisione sulle nostre vite e che incombe lì, lontano a Bruxelles. 

Il sempreverde “ce lo chiede l’Europa” che per anni ha spopolato nella politica di qualsiasi parte – per giustificare scelte impopolari – non ha certamente aiutato. Il risultato è la percezione dell’Unione europea come di un ente distante dai propri bisogni e solo presente per venire a impartire una lezioncina di vita non richiesta. 

Ecco il mio grande timore, venendo presentato come “il Professor Galeone, docente dell’Università Bocconi” (peraltro in maniera errata perché io sono un ricercatore, però chi mi introduce solitamente googolando vede per primi i corsi che insegno e subito parte l’epiteto) era proprio quello di venir percepito come il professore che viene, ti fa lo spiegone e se ne va. 

In tal caso credo che il progetto non solo avrebbe fallito, avrebbe ottenuto proprio il risultato opposto: allontanare ancora di più i cittadini dall’Europa. Per questo, quando il 21 maggio mi sono avviato dall’università verso l’archivio Negroni per incontrare i cittadini del Municipio 3 di Milano, mi sono portato una maglietta di ricambio. Non potevo mica farmi vedere con la camicia bianca a righine azzurre che fa tanto Milena Gabanelli. Ecco quindi che sfoggio jeans e maglietta bordeaux. 

Comma 22

All’incontro ci sono molte signore dal sorriso dolce: “Oh finalmente un giovane”. Ehm veramente lui è il relatore, spiegano gli organizzatori. “E dove sono i giovani allora?”. In varie chat l’iniziativa era girata, ma tutti i ragazzi avevano risposto di essere ancora a lavoro a quell’ora. Alla faccia dei giovani scansafatiche, gran parte di loro alle 18:30 o studiava per la sessione o era ancora a lavoro. 

Ecco la prima lezione per l’Europa: se vuoi parlare ai giovani, vai da loro in tutti i sensi. Non solo dove ci sono, ma anche quando ci sono. E così siamo entrati subito nel vivo della chiacchierata. Una chiacchierata che era proprio sul tema Europa per i giovani. Partendo dall’astensionismo: perché i giovani non votano? 

Credo sia perché c’è una sorta di meccanismo “Comma 22”. Nel romanzo di Joseph Heller il paradosso diventato proverbiale era questo: solo chi è pazzo può chiedere di essere esentato dalle missioni di volo pericolose, ma proprio perché sono pericolose chi desidera essere esentato non è pazzo. Che alle elezioni europee si declina così: i giovani sentono la politica come distante dai loro problemi e per questo votano meno, ma proprio perché votano meno la politica dà loro meno peso. Come si risolve? 

Dove sono i giovani

Un percorso di avvicinamento si può tentare da entrambe le parti: una parziale risposta sono progetti come questo, con cui le istituzioni provano ad avvicinarsi ai giovani. 

Ma se i giovani sono ancora a studiare o lavorare? Beh se Maometto non va alla montagna… la montagna va a trovare Maometto a scuola. 

Grazie al raccordo tra alcune professoresse del Liceo Vittorini e l’Assessorato ai Servizi Civici di Milano è stato organizzato un incontro con gli studenti maggiorenni del Liceo, dai quali ci siamo recati una mattina insieme alla Rappresentanza del Parlamento Europeo a Milano. Trovandoci a scuola, a casa loro, la sala era piena di studenti. 

Gli argomenti sono stati tanti, abbiamo parlato delle istituzioni europee, di come si vota, delle opportunità per i giovani (Child e Youth Guarantee, Erasmus+, Creative Europe, European Solidarity Corps), fino ad arrivare a quello che per me è nocciolo della questione: l’Europa è l’alleato istituzionale più prezioso per i giovani, perché è l’ente che si occupa più di progettazione di lungo periodo e che internalizza le difficoltà di un sistema sia economico che sociale nel quale non solo i giovani sono sempre meno, ma sono anche sempre più marginalizzati e privati di opportunità. 

Laddove lo Stato fa una legge di bilancio con programmazione triennale, l’Ue ha un orizzonte di bilancio di sette anni. Gli Stati sono costantemente ostaggio dell’agone elettorale sui vari livelli di governo, spinti a dare priorità al qui-e-ora, sul quale pesano le generazioni più numerose che esprimono più voti. 

L’Ue invece, negli anni tra un’elezione e l’altra, può programmare con tranquillità azioni di ampio respiro che non portano voti ma aiutano i giovani a formarsi meglio e trovare un lavoro più dignitoso col quale realizzarsi poter eventualmente metter su famiglia – garantendo così al sistema complessivo sostenibilità di lungo periodo.

Per questo l’azione più preziosa che come giovani possiamo fare (mi ci metto dentro anch’io, ho pur sempre 30 anni, quindi per l’Italia sono praticamente un neonato) è andare a votare per l’istituzione che più di tutte tutela il nostro futuro. È l’unico modo per superare quel Comma 22: se la politica non accorcia le distanze dobbiamo accorciarle noi, prendendo la rappresentanza che ci spetta. E personalmente su questo sono ottimista, in controtendenza. 

Mentre tanti lamentano una crescente apatia giovanile, negli ultimi anni vedo soprattutto tra i giovanissimi sempre più attivismo: dalle proteste per il clima, alle tende per il caro affitti, fino alle recenti manifestazioni per la Palestina. 

Non è questione di essere d’accordo o meno con il contenuto di queste rivendicazioni, basta il fatto stesso che ci siano e che quindi c’è una generazione che prende coscienza di sé e vuole farsi sentire. Ora sta a noi pesare non solo nelle piazze, ma anche elettoralmente. 

 

In vista delle  elezioni europee, il Comune di Milano, insieme all'Ufficio del Parlamento europeo a Milano e all’Institute for European Policymaking (IEP@BU) dell’Università Bocconi (partner scientifico), ha promosso e coordinato una campagna di sensibilizzazione per sottolineare l'importanza della partecipazione dei giovani cittadini e cittadine milanesi al voto: “Vivo Milano, Voto l’Europa” 


 

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C’è una generazione che vuole farsi sentire. Ora sta a noi pesare non solo nelle piazze, ma anche elettoralmente